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Spigolature partenopee

Curiosità della tradizione e del folklore napoletano

Partenope, la sirena innamorata
Napoli, prima di essere distrutta dai Cumani, aveva un altro nome. Si chiamava Partenope. Chi era Partenope? Era una delle sirene più celebrate del mondo classico, la quale si diede la morte al largo dell'Isola delle Sirene, perché non era riuscita col suo soave e magico canto a sedurre Ulisse, lo scaltro condottiero greco. Ulisse, infatti, si era mostrato insensibile al canto della sirena grazie a della cera con cui si era tappato le orecchie. La sirena che, delusa dalla mancata seduzione, si era tolta la vita, ebbe sepoltura sul luogo della costa, che da lei prese il nome. Oggi questo luogo è Napoli.

 

L'ampliamento del porto e la creazione del mercato durante il Regno degli Angioini

Agli inizi del XIV secolo, il porto della città di Napoli era reso insicuro dai depositi di sabbia, limo e detriti che si erano accumulati negli anni di maggior ristagno dei traffici via mare. Fu così che, spinti dalla rapida ascesa della attività commerciale marittima, i sovrani angioini cominciarono i lavori di sterro del porto, eseguendo opere di contenimento delle acque aperte e di drenaggio dei fondali. Venne costruito un arsenale più grande, idoneo ad ospitare l'imponente flotta da guerra e il traffico mercantile. Inoltre, proprio nella zona del porto i mercanti provenienti da tutto il Mediterraneo installarono la sede dei loro traffici: alle comunità genovesi, pisane e salernitane,già insediate in epoca precedente nella zona del porto, si aggiunsero comunità provenzali, marsigliesi e catalane. L'attività commerciale si svolgeva nelle “logge”, cioè in locali dotati di portico pubblico oggi andati completamente distrutti.

La nascita del banco pubblico a Napoli
Sorgono agli inizi del Cinquecento dal "gratioso impronto", vale a dire il prestito su pegno senza interessi creato per sottrarre i poveri all'usura. Il primo banco pubblico fu creato da due cittadini napoletani, Aurelio Paparo e Leonardo di Palma che, in conformità con i canoni della Chiesa che vietavano l'usura, diedero vita ad una istituzione che concedeva prestiti su pegno per piccole somme, senza interesse. Luogo di riunione della congregazione era, dapprima, l'abitazione di Leonardo di Palma, poi l'ospizio dei trovatelli della "Santissima Annunziata"; quando la congregazione ebbe una sede propria, creò una propria denominazione. Nasceva il Monte di Pietà. In breve tempo sorsero altri banchi pubblici in diversi quartieri della città la cui attività, sempre più vasta e diffusa in tutto il Mezzogiorno, andava dalla raccolta di depositi, all'emissione di "fedi di credito". I banchi diedero impulso alle attività artigianali e commerciali, alla realizzazione di opere pubbliche, senza dimenticare la funzione precipua per cui erano sorti: portare assistenza ai poveri. La tradizione vuole che il Banco di Napoli sia sorto dall'unione di otto istituti: il Sacro Monte di Pietà, il Sacro Monte dei Poveri, il Banco della Santissima Annunziata, il Banco di Santa Maria del Popolo, il Banco dello Spirito Santo, il Banco di Sant'Eligio, il Banco di San Giacomo e Vittoria, il Banco del Santissimo Salvatore. Nel 1809 Gioacchino Murat li fuse in un unico istituto: il Banco delle Due Sicilie, i cui capitali sostennero le attività imprenditoriali e la cui struttura mista (pubblico-privata) fu un modello di organizzazione creditizia. Con la proclamazione del Regno d'Italia, il Banco delle Due Sicilie fu denominato Banco di Napoli; iniziò ad esercitare nuove operazioni ed ebbe diritto all'emissione di banconote, esercitato fino al 1926.

Virgilio a Napoli, tra poesia e magia
Il sepolcro di Virgilio risale al I secolo a.C.. Il noto poeta latino Virgilio (70-19 a.C.) aveva trasferito la sua residenza a Napoli quando ancora non aveva raggiunto la notorietà, ed aveva qui trovato l'atmosfera tranquilla e serena ideale per la stesura delle sue intramontabili opere. Per espressa volontà del poeta, quando egli morì a Brindisi di ritorno da uno sfortunato viaggio in Grecia, il suo corpo fu trasportato a Napoli e trovò sepoltura sulle pendici di Posillipo. La tomba di Virgilio, al secondo miliario sulla via puteolana, divenne ben presto il luogo dove artisti e poeti si recavano in pellegrinaggio alla ricerca di ispirazione e conforto per la loro opera. Con l'avanzare del Medioevo, la figura del poeta latino assunse i lineamenti di sapiente universale, tanto che Dante nella Divina commedia lo definisce "il savio gentil che tutto seppe". Fu così che Virgilio, espertissimo delle arti magiche, divenne patrono e protettore della città di Napoli. Si narra che il poeta compì tutta una serie di prodigi per proteggere i napoletani da svariate calamità naturali con le sue arti magiche, taumaturgiche e con la fabbricazione di talismani.

Albergo Reale dei poveri
Carlo di Borbone commissionò nel 1751 a Ferdinando Fuga la costruzione del Reale Albergo dei Poveri. La struttura doveva essere un ricovero per i poveri del regno in modo tale da diminuire i vagabondi che girovagavano per la città, fonte di disordini e pericoli. L'albergo era diviso in due piani: al piano superiore si trovavano i dormitori; al piano terra i refettori, le aule scolastiche e altri servizi. Nell'Ottocento e nel Novecento venne riservato alle donne perdute e alla correzione dei minori. Per i motivi sopra elencati venne definito "serraglio". Infine divenne sede di enti pubblici, opere pie e pubblici uffici. Il progetto originale del Fuga non fu mai portato a termine.